Uno degli aspetti ideologici fondanti del nazismo furono le politiche di igiene razziale, che vennero messe in atto per realizzare un progetto più ampio di purificazione di tutti quei corpi considerati estranei alla nazione tedesca. In questo senso, le scoperte legate all’eugenetica vennero interpretate in chiave razzista, producendo misure oppressive per determinati gruppi sociali. A fini propagandistici, il nazismo utilizzò un linguaggio marcatamente medico per definire tutte quelle categorie di persone classificate inferiori rispetto alla razza ariana. Gli stessi ebrei venivano definiti da Hitler e dal nazismo come suprema malattia, virus, lebbra sociale, con l’obiettivo di isolarli socialmente creando un clima d’odio nell’opinione pubblica. All’interno di questo discorso di purificazioni razziale, le persecuzioni non si esaurirono con gli ebrei.
Già all’indomani dell’ascesa al potere, venne messa in atto l’Aktion T4, programma di eutanasia che sosteneva l’eliminazione di tutte quelle vite che vennero definite “indegne di essere vissute” - espressione che indicava tutti coloro con malattie genetiche incurabili e handicap mentali di diverso tipo. Considerati anche una spesa inutile per la comunità, motivo ricorrente nella propaganda nazista, queste uccisioni continuarono anche dopo la fine ufficiale dell’operazione e arrivarono ad un numero stimato di circa 200.000 individui.
Per ragioni di classificazione razziale o di appartenenza politica, altri gruppi vennero perseguitati durante il regime nazista e deportati nei campi di concentramento e di sterminio dove le diverse appartenenze venivano indicate da dei triangoli colorati cuciti sulle casacche.
Un primo esempio molto consistente sono i Rom e Sinti che nei campi di concentramento erano indicati con il triangolo marrone. Il Porrajmos, che in lingua romanì significa “il grande divoramento”, contò un numero non definibile di vittime su cui c’è un ampio dibattito storiografico in corso. Indicativamente, si attestano tra le 200.000 e 300.000, con alcuni storici che sostengono che il numero di persone sia stato intorno alle 500.000.
Le persecuzioni e l’internamento cominciarono già dal 1933 anche per gli omosessuali, i quali contarono circa 7000 vittime e vennero identificati nei campi con il triangolo rosa.
I Testimoni di Geova, di cui si stimano quasi 5000 morti, furono deportati esclusivamente nei campi di concentramento e identificati con il triangolo viola.
La pulizia etnica nazista colpì anche quelle popolazioni considerate non ariane - in maggioranza di origine slava.
Non ci furono solo ragioni razziali dietro le deportazioni. Nel tentativo di reprimere ogni forma di dissenso politico, molti vennero deportati per ragioni ideologiche: è il caso di comunisti, socialisti, massoni, ma anche sacerdoti considerati antifascisti; tutti contrassegnati con il triangolo rosso.
Per questione di ordine sociale, invece, vennero deportati anche i delinquenti comuni, indicati con il triangolo verde, e coloro i quali ritenuti asociali, indicati invece con quello nero, che, spesso, svolsero il ruolo di Kapo nei campi di sterminio.
All’interno dei campi gli ebrei erano riconosciuti dalla stella di Davide gialla e - in caso un ebreo fosse anche oppositore politico - la sua stella era composta da un triangolo giallo e uno rosso o - se omosessuale - uno giallo e uno rosa. La sagoma di un triangolo bordata di nero, sovrapposta a un triangolo giallo, era invece utilizzata per identificare un ebreo "profanatore della razza", ossia accusato da aver avuto relazioni sessuali con una donna "ariana", mentre un triangolo giallo sovrapposto a un triangolo nero indicava una donna "ariana" accusata di avere avuto una relazione con un uomo ebreo.
Immagine: Esempio di illustrazione del sistema classificatorio dei prigionieri nei lager nazisti